Grange 2018 di Penfolds

Grange 2018 di Penfolds

Nel 2013, Penfolds fu nominata New World Winery of the Year dalla prestigiosa rivista Wine Enthusiast, ed è tuttora un emblema per i grandi vini australiani dell’inizio del XX secolo grazie all’impareggiabile determinazione di Mary Penfold.

La storia di questa tenuta vinicola australiana di fama mondiale ha inizio nel 1844, quando la britannica Mary Penfold e suo marito Christopher Rawson acquistarono un vigneto di 200 ettari ad Adelaide. Mary prese in mano la gestione della tenuta e riuscì a ottenere vini grandiosi. Penfolds è diventato il più grande produttore di vino dell’Australia Meridionale ed è proprietario di un terzo delle enoteche dello Stato.

Dal XIX secolo i vigneti si sono allargati in quattro regioni: Adelaide Hills, Barossa Valley, Coonawarra e Magill Estate. I vini esprimono perfettamente l’eccezionale qualità del terroir di ogni zona. Alcuni dei vini della tenuta, ottenuti da uve raccolte in diversi vigneti, riflettono più lo stile di Penfolds che il terroir stesso.

Penfolds ha consolidato la sua reputazione grazie alla sua famosa cuvée Grange, che ha conquistato gli amanti del vino di tutto il mondo.  L’annata 2008 di questa cuvée è stata l’unica, in Australia, a ricevere una valutazione di 100/100 da Wine Spectator e Wine Advocate di Robert Parker. Dieci anni dopo, anche il Grange 2018 è stato valutato 100/100, questa volta da James Suckling.

Il Grange è il vino più rinomato d’Australia ed è inserito nella lista della South Australian Heritage Foundation (Fondazione del patrimonio dell’Australia Meridionale). Questo vino è ottenuto da una selezione di uve provenienti da diverse parcelle e regioni (Barossa Valley, McLaren Vale, Clare Valley). Questo metodo, caro a Penfolds, si chiama multisourcing. Questo vino, ottenuto da Shiraz con un’aggiunta di Cabernet-Sauvignon, è intenso ed equilibrato: creato nel 1951, esprime la sinergia tra i vitigni, i terroir e il clima.

L’annata 2018 nasce da un inverno piovoso che ha permesso alle viti di avere un buon potenziale idrico. La primavera è stata contraddistinta da temperature superiori alla norma, con conseguente anticipo del ciclo vegetativo. La fioritura e l’allegagione si sono svolte in buone condizioni. L’estate è stata secca e calda nelle tre regioni da cui provengono le uve (Barossa Valley, McLaren Valley, Clare Valley), il che ha rallentato la maturazione fenolica e ritardato la vendemmia di due settimane. L’autunno è stato più fresco e ha permesso alle uve di maturare al meglio. Un’annata finalmente eccezionale.

Assemblaggio di Shiraz e Cabernet Sauvignon che si presenta con toni di colore porpora scuro e profondo.

All’olfatto immediatamente un assalto di aromi varietali penetranti, una sferzata di acidi formici mitigati da note distese di fermentazione in botte. Poi il vino rivela ondate diverse di aromi persistenti. Prima il frutto: mora matura e riduzione di ribes nero mescolati a note aromatiche, in particolare finocchio e anice. Poi una spruzzata di cioccolato fondente, polvere di cacao e cola. Emergono quindi note che ricordano il grasso di agnello carbonizzato e il carpaccio di manzo giapponese wagyu (alle bacche di ginepro), che confermano l’autentico DNA dello Shiraz. Una parvenza di modestia tenta di dissimulare il tutto sotto un velo oscuro di note di idrocarburi – lucido da scarpe, fuliggine, polvere di carbone – e di ardesia. La presenza molto discreta di sentori di mogano, di vernice per piano e di smalto, senza dubbio provenienti dal terreno e non dal rovere, arricchiscono la complessità del bouquet. Si dispiega una tensione trepidante, il fruttato giovane che lotta contro una potenza densa e di inchiostro.

In bocca l’equilibrio in una forma ben definita: il palato è di classe e composto, ma dal carattere assolutamente Grange. Sapori familiari di torta Foresta nera/zuppa inglese destrutturata: cioccolato, crema pasticcera, lampone selvatico intenso, ribes rosso. Molte altre “distrazioni” gustative meno nette – pâté/salsa duxelle di funghi con manzo in accompagnamento. Note di salsa pariglia/cola turbinano nel mix. E poi, una varietà di liquirizia rossa e nera freschissima. Un’overdose tattile, con tannini onnipresenti e omogenei. Il palato si ritrova avvolto da una confluenza di tannini, di acidità, di rovere e di frutto che si mescolano gioiosamente. Il centro del palato convesso supporta generosamente il gusto iniziale con un continuum di piacevolezza fino al finale lungo e persistente. Un vino davvero “vivo”, che si trasforma completamente dopo l’aerazione.

Se ne consiglia la degustazione entro il 2070.

In Italia è distribuito da Gruppo Meregalli

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