Alla scoperta di MONTE CIMO

Quando si è in vacanza, si sa, cercare nelle vicinanze qualcosa d’interessante da visitare è quasi un obbligo. Una mattina, non particolarmente promettente in termini metereologici, ci siamo mossi verso il Santuario della Madonna della Corona, un santuario aggrappato sulla roccia, a 774 metri sul livello del mare, a strapiombo sulla valle dell’Adige, la cui costruzione terminò nel lontano 1685 (Santuario Madonna della Corona | il santuario nella roccia).

All’inizio del percorso che permette ai pellegrini di arrivare al santuario, sia esso su strada asfaltata o sulle scalinate che attraversano il bosco (noi abbiamo scelto questo) abbiamo notato un cartello con l’indicazione, guarda tu il caso, di una cantina a poche centinaia di metri.

La cantina indicata da quel piccolo e solitario cartello, e che ritengo essere la sorpresa della nostra vacanze, è Monte Cimo. La giovane azienda nata nel 2018, che prende il nome dalla montagna veronese che si affaccia sulla Valle dell’Adige, si trova a Spiazzi, nel comune di Caprino Veronese, sulle pendici del monte Baldo.

Giovane l’azienda e giovane chi la conduce: Francesco è sempre stato affascinato dal mondo del vino dato che, sin da piccolo, con il padre ed il nonno sperimentava la vinificazione con l’uva prodotta nel piccolo vigneto di casa. Dopo aver studiato enologia, si è fatto una ricca esperienza in diverse realtà, dalle aziende biodinamiche a quelle di grande produzione, con la missione precisa di mettersi in gioco e creare un proprio vino. Francesco può contare sulla moglie Serena che, dopo aver studiato economia e marketing e dopo aver fatto esperienza in un’azienda vitivinicola, ha deciso di seguirlo in questa avventura.

Una vecchia stalla completamente ristrutturata, 9 ettari di vigneti coltivati per il 90% da varietà PIWI – Solaris, Muscaris, Johanniter, Rytos, Cretos, Maris (codice PIWI UD 30-080) – e per il restante 10% con Incrocio Manzoni e Traminer, ad oggi 10000 bottiglie con obiettivo di 30000 a regime. Per ora disponibili vini vinificati ed evoluti solo in acciaio, nel futuro anfora e, chi lo sa, barriques. Impianti moderni, grande ordine e pulizia. Il terreno è roccioso, prevalentemente calcareo con tessitura franco argillosa, sui quali la temperatura viene regolata dal lago di Garda del quale si gode una splendida vista. 954 metri è l’altitudine massima, siamo in alta quota.

A queste altezze non è semplice coltivare la vite, da qui la scelta di impostare la propria produzione con vitigni PIWI, una sigla che sta per la parola tedesca “PILZWIDERSTANDAFAHIG” che significa “resistente alle malattie fungine”. Incroci ed allevamenti mirati hanno prodotto vitigni resistenti alla peronospora, all’oidio e al gelo (quelli qui coltivati resistono a temperature di 23° sotto lo zero) permettendo di condurre il vigneto secondo il metodo di coltivazione biologico e di ridurre ulteriormente i trattamenti.

Prima di raccontare ciò che abbiamo assaggiato, conosciamo meglio le caratteristiche sensoriali di queste uve e per quali tipologie di vino vengono consigliate (informazioni tratte dal sito Inizio – PIWI Internazionale (piwi-international.de).

SOLARIS: Vini bianchi corposi e fruttati di ogni livello qualitativo. Vini dal fruttato pronunciato possono derivare dal tempo di macerazione e dalla fermentazione a freddo. Grazie alla maturazione molto precoce e all’acidità stabile, la varietà è molto adatta anche per i vini passiti.

MUSCARIS: Vini dal profumo intenso, caratterizzati da sfumature di frutta esotica come mango, litchi e agrumi. A seconda dell’espansione, anche aromi floreali con un retrogusto leggermente rumoroso. Particolarmente adatto per vini da dessert per via dell’elevato peso precoce del mosto.

JOHANNITER: I vini sono forti, freschi e fruttati con somiglianza con Pinot Bianco e Riesling. I vini Johanniter hanno un’acidità piccante e aromi di mela, melone e pera. Johanniter è un buon indicatore di terroir e, a seconda del tipo di terreno, ha un minerale chiaro, come la selce. Inoltre, ci sono spesso sentori di aromi a base di erbe come la menta e l’origano selvatico nel vino.

RYTOS SAUVIGNON: Buon accumulo di zucchero, proprio come l’acidità nel purè. I composti aromatici liberi e glicosidici sono superiori alla varietà media e hanno aromi tropicali combinati con un caratteristico profumo minerale. Questa varietà può produrre vini con un intenso contorno aromatico e con un potenziale positivo e molto complesso/corposo. È adatto a vini giovani e vini che richiedono un lungo affinamento.

CRETOS SAUVIGNON: L’accumulo di zucchero è buono con un’acidità media nella polpa, anche nelle estati calde e secche. Il profilo aromatico dei componenti volatili liberi è di media intensità e corposo, ma l’intensità potenziale dei composti aromatici glicosidici è superiore alla media. Il profilo aromatico di questa varietà ricorda molto il Sauvignon. È adatto per la produzione di vini giovani o vini che vengono consumati dopo un breve periodo di affinamento.

MARIS (UD 30-080) SAUVIGNON: Incrocio Sauvignon B x Kozma 20-3 (UD 30-080) si distingue per un profilo aromatico particolarmente positivo, che rispecchia i migliori Sauvignon; in particolar modo per l’ampiezza dei composti odorosi, sia liberi che glicosidati, che conferiscono al vino una notevole complessità ed intensità aromatica e lo rendono indicato per la produzione di vini che devono affrontare affinamenti anche piuttosto lunghi.

Due le etichette disponibili al momento della degustazione (una terza è prevista in uscita tra poche settimane) ed entrambe eccellenti: più fresco e spigliato il primo assaggio, più intenso e profondo il secondo.

SAUVIGNON: vendemmia 2020, blend di varietà Maris, Rytos e Cretos, che maturano ad un’altitudine tra i 750 e gli 800 metri slm. Dopo la raccolta manuale delle uve, le stesse vengono poste in cella frigo per essere refrigerate prima di subire una pressatura soffice. Fermentazione ed affinamento in acciaio per 8 mesi. 12,5% vol. Un chiaro paglierino con striature verdi. Un naso ricco e generoso di frutti freschi tra i quali pompelmo giallo, limone, lime, pesca bianca, poi note verdi di prato, viticci e menta, poi ancora la pietra ed un tono piacevolmente minerale. Un sorso incredibilmente fresco e rampante, nel quale la spiccata mineralità lascia pian piano spazio al frutto vivace, colto da poco, e alla densità della polpa. Finale molto lungo e gradevolmente sapido. Amore al primo sorso.

SOLARIS – 954 slm: vendemmia 2020, Solaris in purezza che cresce in alta quota a 954 metri d’altitudine. Dopo la raccolta manuale delle uve, le stesse vengono poste in cella frigo per essere refrigerate prima di essere diraspate e sofficemente pressate. Fermentazione ed affinamento in acciaio per 10 mesi. 14,5% vol. Di color fieno, fa scoprire al naso profonde note di frutta matura, anche tropicale, come ananas, marmellata di mele, albicocca e nocciole. Un sorso caldo e convincente nel quale si ripropongono i toni dei frutti gialli maturi spinti da una buona acidità. Un vino importante e non semplice, con una probabile interessante evoluzione nel tempo. Da provare tra 3-5 anni.

Entrambe le etichette molto interessanti, siamo curiosi di assaggiare quello che arriverà nel futuro.

Una realtà della quale sentiremo parlare. Monte Cimo (monte-cimo.it)

PS: mi sono innamorato anche oggi.

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