THOMAS HARDY’S ALE

Oggi entriamo per la prima volta, ma non sarà sicuramente l’ultima, nell’immenso mondo della birra: ed entriamo con una bottiglia, a dir poco, molto interessante.

Un esempio di unicità, personalità, carattere, longevità e saggezza, complessità e struttura: probabilmente da premio Oscar nel meraviglioso mondo del “cinema brassicolo”, una bottiglia che fa parte a pieno titolo della storia della birra.

Abbiamo avuto la fortuna ed il piacere di stappare una THOMAS HARDY’S ALE vintage 2007.

La prima bottiglia di questo BARLEY WINE fu creata nel 1968 nel birrificio inglese Eldridge Pope per commemorare il poeta e scrittore Thomas Hardy: è sempre stata realizzata in tiratura limitata, numerata e con riportata l’annata (VINTAGE). Una birra che può arrivare ad invecchiamenti molto importanti, anche di 25 anni, e che dopo varie vicissitudini, 2 stop alla produzione, difficoltà nel trovare un birrificio – e soprattutto un birraio – che avesse il coraggio di mettersi in gioco con questa ricetta, nel 2012 il marchio è stato acquistato da 2 italiani, i fratelli Vecchiato (Interbrau), che l’hanno fatta rinascere nel birrificio londinese Meantime imbottigliando il Vintage 2015.

Il Vintage che abbiamo assaggiato noi rientra nel secondo ciclo produttivo, quello che si accese nel 2003 e si spense nel 2008: in questa fase la birra veniva prodotta dal birrificio inglese O’Hanlon.

La nostra bottiglia Q36086 (serie Q per il mercato europeo) ha un formato da ½ pinta (250 ml) e la birra si presenta ad una gradazione di 11,7 % vol.

La versiamo lentamente per non muovere il deposito presente sul fondo: nel bicchiere brilla nel suo caldo color noce scuro con riflessi mogano. La sottile e breve corona di schiuma è di un chiaro color nocciola.

Al naso è inizialmente timida e forse un pochino assonnata, ma col passare del tempo si apre e ci fa provare emozioni uniche: liquirizia, caffè americano e carrube, poi frutta secca, noce brasiliana e cuoio, datteri e note di Madeira.

Il palato è trepidante: in bocca la gasatura è praticamente assente, ritroviamo con gioia quanto già sentito al naso alle quali sommiamo note di legno tostato e cacao amaro. La gradazione alcolica importante non è aggressiva ma si fa sentire in tutto il suo calore. Un corpo impegnativo e quasi densa, presenta una buona acidità che ci fa pensare in una positiva ulteriore evoluzione (ne abbiamo un’altra bottiglia, sempre 2007, che probabilmente berremo tra 5 anni).

Non è ovviamente una birra di facile beva tantomeno una birra quotidiana: è una magia messa in bottiglia che in pochi hanno avuto ed avranno la fortuna di provare.

Nel 1977 il grande Michael Jackson le dedica quasi una pagina intera nella prima edizione di The World Guide To Beer e la fa istantaneamente diventare un mito internazionale.

Un mito che esiste oggi e che speriamo lo resterà per sempre.

Tutte le info, più o meno, le trovate qui: http://www.thomashardysale.com/

Vi segnalo l’interessante articolo scritto da Luca Giaccone per Slow Wine, sulla rinascita della Thomas Hardy, che potete leggere qui: http://www.slowfood.it/slowine/la-mitica-thomas-hardy-tornata/

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