Oggi torniamo in Veneto, in provincia di Treviso, precisamente a Carpesica, per conoscere Bellenda, un’azienda che mette come priorità la natura, la pianta, la vite: un’azienda nella quale gli uomini si immedesimano nella vigna perché fare il vino, come dicono loro, è un complesso insieme di scienza e arte, di fortuna e semplice lavoro duro. È credenza ormai consolidata che la vite allarghi i propri rami per cercare gli uomini che se ne prenderanno poi cura: una simbiosi che porta questi stessi uomini a produrre vini di alta qualità.
Dell’azienda abbiamo avuto la fortuna di assaggiare S.C. 1931 – Metodo Classico, un Conegliano Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore Pas Dosé: il nome originale in etichetta è dato dal nome del fondatore di Bellenda, Sergio Cosmo, e dal suo anno di nascita.
Vino prodotto con uve Glera in purezza della vendemmia 2011 e con una gradazione di 11,5 % vol., si presenta cristallino nel bicchiere, di un bel color giallo grano dorato, con una buona e persistente effervescenza, con bollicine fini e numerose.
Al naso si propone molte intenso e caparbio, complesso: classici sentori di un metodo classico come lievito, crosta di pane e brioche lasciano spazio a sorprendenti note di bacca di ginepro e salvia.
Le numerose bollicine esplodono piacevolmente in bocca senza però quella fastidiosa sensazione di gonfiare le guance: torna la fragranza del pane accompagnata da fresche note iniziali di mela verde che si trasformano nel finale in mandorla naturale, non amara.
Non lascia certamente la bocca asciutta perché è un vino con una buona acidità e che fa salivare.
Un metodo classico equilibrato, morbido, armonico, che presenta una buona tannicità.
Vino prodotto con uve Glera in purezza della vendemmia 2011 e con una gradazione di 11,5 % vol., si presenta cristallino nel bicchiere, di un bel color giallo grano dorato, con una buona e persistente effervescenza, con bollicine fini e numerose.
Al naso si propone molte intenso e caparbio, complesso: classici sentori di un metodo classico come lievito, crosta di pane e brioche lasciano spazio a sorprendenti note di bacca di ginepro e salvia.
Le numerose bollicine esplodono piacevolmente in bocca senza però quella fastidiosa sensazione di gonfiare le guance: torna la fragranza del pane accompagnata da fresche note iniziali di mela verde che si trasformano nel finale in mandorla naturale, non amara.
Non lascia certamente la bocca asciutta perché è un vino con una buona acidità e che fa salivare.
Un metodo classico equilibrato, morbido, armonico, che presenta una buona tannicità.
In conclusione andiamo un pochino contro i suggerimenti dell’azienda in fatto di abbinamenti: per noi sarebbe quasi “sprecato” come aperitivo perché meriterebbe, servito in un ampio calice, una luce propria su una tavola di caviale.
Da provare assolutamente.
Tutti i riferimenti dell’azienda li trovate qui: http://www.bellenda.it/it/home/viticoltori/index.asp
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